Le Paure nell’Infanzia: riconoscerle per aiutare i bambini a superarle.
“…Non mi avete mai visto, avete visto solo quello che la vostra piccola mente è in grado di farvi vedere”
(Stephen King, It, 1986)
Io me le ricordo le prime volte che da bambina ho avuto paura: la prima volta è stata quando mamma e papà mi hanno detto che andavano a fare la spesa: stetti con il viso attaccato alla finestra per tutto il tempo, con il magone e una tristezza infinita, avevo paura non sarebbero mai tornati. La seconda volta è stato quando a scuola mi parlarono di un pagliaccio buffo, che ingannava i bambini per poi portarli via con sé e mangiarli, si chiamava It e io, immaginandomi questo mostro non volevo più dormire nel mio letto, né muovermi per casa autonomamente
Mi ricordo soprattutto che la mia immaginazione rendeva le paure talmente concrete da percepirle come insuperabili, ma vi siete mai chiesti perché i bambini iniziano ad aver paura magari di cose che fino al giorno prima sembravano essergli indifferenti?
SCOPRIAMO L’EMOZIONE DELLA PAURA
La paura, nella sua semplice definizione, è quell’ emozione che porta gli individui a provare un senso di oppressione, ansia e angoscia nei confronti di un pericolo reale o immaginario.
Per questi motivi essa è utile al nostro funzionamento, perché ci permette di proteggerci da situazioni pericolose. In alcuni casi è però un’emozione autolimitante, perché ci blocca dal compiere azioni o a vivere esperienze positive per il nostro sviluppo.
Essa si manifesta in molti modi: alcune persone si pietrificano, altre urlano, altre ancora scappano o ancora reagiscono con rabbia, dunque non è un’emozione isolata, ma sempre circondata da altre emozioni che ne alterano l’intensità.
L’apice della paura infatti si definirà con il termine TERRORE, mentre quando rimane ad una stato più primitivo può essere definita come ANSIA.
MA QUANDO NASCONO LE PAURE NEI BAMBINI E QUALI SONO QUELLE PIU’ COMUNI?
La paura è un’emozione che ogni individuo possiede sin dalla nascita: un esempio potrebbe essere quel fenomeno chiamato Riflesso di Moro ( T. B. Brazelton, Il bambino da 0 a 3 anni, guida allo sviluppo fisico, emotivo e comportamentale del bambino, 2018) : quando un bambino viene scoperto, o quando si allenta la presa con cui lo si tiene saldamente, le sue braccia si stendono di scatto lateralmente, quasi come se volessero afferrare qualcosa.
Questo tipo di paure innate, possono essere definite anche come paure istintive e sono quelle che permettono ai bambini, già in tenera età di farsi comprendere perché sono delle vere e proprie richieste di aiuto.
Non esiste un momento preciso in cui nasce quest’emozione, quello che è certo però è che i bambini attraversano PERIODI DI PAURE. Esse, come afferma il pediatra Brazelton, si presentano soprattutto nei periodi di nuova e più intensa attività di apprendimento: le nuove autonomie, la loro indipendenza e tutte le nuove capacità acquisite causano nei bambini un certo scombussolamento. Esse servono per adattarsi a tutte le novità che li circondano e mentre i bambini imparano a gestire il senso di paura, imparano allo stesso tempo anche a controllarsi e come gestire la spinta verso i nuovi apprendimenti.
Le paure più comuni nei bambini sono:
- La paura degli estranei: è uno dei primi segni riconoscibili della paura nell’ infanzia. I bambini sono in grado di riconoscere la differenza tra genitori ed estranei già a quattro-sei settimane di vita, e dunque, il timore degli estranei non è altro che un aumento della loro consapevolezza. Il periodo più critico è attorno agli otto mesi, quando il bambino, acquisita una certa dose di consapevolezza vive la presenza dell’estraneo come una vera e propria invasione.
- La paura del buio, dei mostri, delle streghe: sono paure che hanno a che fare con i sentimenti conflittuali che prova il bambino nel sentirsi indipendente dal genitore. Queste sono paure che emergono di notte, quando i bambini nella loro stanza, imparano a stare da soli. La notte, aumenta l’immaginazione ed essa si arricchisce di predatori terrificanti proiettati nel buio.
- Paura della morte dei genitori: è la paura che ha a che fare con la timidezza e con la paura naturale di essere sopraffatti. Essa emerge attorno ai cinque anni e può essere dovuta alla paura di una punizione per i suoi pensieri o azioni “cattivi”.
Tali paure vengono sperimentate solitamente tra i tre e i sei anni e questo periodo ed è paragonabile, per tutte le sensazioni che comporta, al conflitto adolescenziale.
Se volete approfondire ulteriormente questo argomento, vi consiglio questi testi che sono facilmente reperibili su Amazon:
COSA POSSONO FARE I GENITORI?
Quando i nostri bambini provano paura verso qualcosa o qualcuno, è molto importante che anche gli adulti di riferimento, si mettano in discussione e riprendano contatto con sé stessi per donare loro un efficiente RISPECCHIAMENTO emotivo.
Il rispecchiamento è un sistema per creare con il nostro interlocutore, nel nostro caso con il bambino, un “rapporto empatico”, basato sulla fiducia e la sintonia emotiva
Leggi anche -> Empatia e Rispecchiamento
Vedere il proprio bambino provare paura, può portare i genitori a rivivere le loro paure non risolte: tutti gli adulti conoscono l’effetto terrificante di streghe, fantasmi e mostri. I genitori, ascoltando le paure dei propri figli, ricordano la loro paura ed è probabile che eccedano nel donare loro conforto, poiché si sentono coinvolti.
Avendo delle reazioni eccessive, i genitori donano alla paura una grande legittimità e credibilità e questo ha come conseguenza un effetto indesiderato: il bambino vedendo il genitore a sua volta spaventato faticherà maggiormente a gestire la paura, perché gli viene passato il messaggio che tutto ciò che immagina potrebbe davvero essere pericoloso.
I genitori, quando un bambino mostra di aver paura, come prima cosa dovrebbero ascoltare con rispetto ed attenzione ciò che il bambino comunica.
Occorre che i bambini vengano guidati ed aiutati a capire che è naturale provare paura per ciò che ci preoccupa, ma
E’ di fondamentale importanza rassicurarli sul fatto che, ciò di cui hanno paura in quel momento della loro vita, impareranno a gestirlo e poco a poco, riusciranno a vincere le loro paure.
Controllare che nella loro stanza non ci siano mostri è sicuramente un modo per creare un buon legame empatico, ma non mostratevi troppo coinvolti o agitati. In questo modo non starete sminuendo ciò che il bambino prova, perché si sentirà accolto nella sua richiesta di aiuto e non proverà vergogna per avervi rivelato un suo timore, ma dall’ altro, mostrandovi tranquilli e un poco distaccati, noterà la vostra calma e poco a poco riuscirà ad affrontare tutto con molto coraggio.
Il bambino, nell’ affrontare le sue paure, metterà in atto diversi comportamenti e tante strategie e sostenerlo in questa fase è di fondamentale importanza.
E’ probabile che in alcuni momenti vi sembrerà che il bambino stia regredendo, ma permettetegli di farlo: dategli la possibilità di abbracciare il suo pupazzo preferito, di stringere il suo oggetto transazionale, ad esempio la copertina di linus, tutto ciò non durerà per molto tempo.
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- Aiutate i bambini a comprendere i motivi delle loro paure, fate loro presente che ogni giorno affronta nuove avventure in alcuni casi anche molto paurose, come allontanarsi dalla mamma per stare a scuola ad esempio, e di come tutto questo può essere un motivo più che giustificabile per aver paura.
- Donate loro il rispecchiamento emotivo parlando delle vostre paure alla loro età usando il loro stesso linguaggio, chiaro e semplice che gli faccia sentire accolti e capiti. Rassicurateli affermando che anche i suoi amici sicuramente proveranno tante paure e provate a proporgli di chiedere loro come le affrontano.
- Lasciate che i bambini per superare le loro paure sperimentino, fate in modo che vivano con voi tante esperienze e diverse situazioni: Questo gli darà l’opportunità di confidarsi ed affidarsi a voi, ma cosa ancora più importante gli darà la possibilità di IDENTIFICARSI in voi.
Quando vincerà le sue paure, fateglielo notare, perché è importante che impari a sentirsi fiero dei suoi successi.

Mi chiamo Irene, sono un’educatrice e pedagogista.
Per 5 anni l’Università degli Studi Milano Bicocca mi ha ispirata ed ospitata tra lezioni, laboratori ed esami, un percorso universitario il mio, che aiuta ad aprire il pensiero verso nuovi orizzonti.
Lavoro da quattro anni come educatrice presso scuole medie, elementari e centri aggregativi, dove ho lavorato accanto a minori con differenti patologie e diagnosi: disturbi specifici dell’apprendimento, disturbi psichici, disabilità fisiche e autismo.
Ho svolto servizi di assistenza domiciliare minori presso famiglie che vivono situazioni di grave difficoltà sociale e psicologica. Da un anno lavoro come pedagogista presso asili nidi e studi privati dove svolgo servizi di consulenza pedagogica e sostegno alla genitorialità.
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