Il Papà e il suo Fondamentale Ruolo nella Crescita dei Figli!

“Il papà insegna ad andare in bicicletta: con la sua mano ferma spinge il bambino in avanti, per fargli prendere velocità, poi lo segue, standogli accanto, per raddrizzare il manubrio se si storta, o dare un’altra spinta se la velocità cala. Metaforicamente, è quello che un padre fa nella vita di tutti i giorni: apre al mondo e alla scoperta di sé il proprio figlio e, con la sua presenza, lo guida nella crescita e lo accompagna ad ogni sua pedalata di vita.”

Mio papà è stato questo, era accanto a me nei miei primi passi, mi ha aiutato a togliere le rotelle della bici, ha affrontato sulla sedia vicino la mia costante sfida con i compiti di matematica, era seduto nel sedile accanto al mio quando imparavo a guidare e tra qualche mese mi terrà la mano mentre mi accompagnerà all’ altare. E io sono infinitamente grata per tutto questo, per avere avuto e ed avere tutt’ora la possibilità di avere al mio fianco un uomo tanto speciale.

L’IMPORTANZA DELLA FIGURA PATERNA: UN PAPA’ PRESENTE, NON UN MAMMO!

Oggi gli uomini sono tendenzialmente molto più presenti nella gestione domestica e famigliare e condividono con la donna la gestione e la crescita del proprio bambino.

Quando un uomo accompagna la figlia a danza, prepara la cena e magari lava anche i piatti, viene considerato un mammo. Termine che odio. Perché se fa tutte queste cose deve essere considerato una mamma con il pisello? Perché non può semplicemente essere un papà che ama i suoi figli e la sua vita?

I papà hanno un ruolo fondamentale, per la donna durante la gravidanza, nel post parto e in tutti gli anni a venire.

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Il padre è una figura essenziale nella crescita del figlio, perché costituisce un punto di riferimento con cui il bambino si confronta e attraverso cui sviluppa la propria identità.
Rappresenta un rifugio sicuro, una base su cui costruire le proprie esperienze relazionali. È la persona che dolcemente prende la mano e fa scoprire il mondo.

Il papà rappresenta la figura maschile nel mondo. Dunque, il ruolo paterno diventa protagonista e portatore di una responsabilità non da poco. Ci si rispecchia nei valori che vengono trasmessi in famiglia, nei modi di comportarsi e rapportarsi con la figura femminile e con i pari.

Spesso si ha la sensazione negativa che il papà “conceda” del tempo alla famiglia. Grazie a una naturale parità di ruoli e ad un’amorevole condivisione, si può far percepire ai figli il senso della parola rispetto e condivisione.

Il papà non aiuta la mamma, il papà è genitore e figura fondamentale quanto la mamma.

Nei primi mesi della vita di un bambino, la figura del papà si affianca a quella della mamma. Questo non vuol dire che sia meno importante, anzi, ma se mamma e bimbo hanno avuto 9 mesi per imparare a conoscersi, il papà inizia con la nascita.

È vero che da piccolissimi i bimbi sono in simbiosi con la donna, ma quando lei è stanca, per la fase di addormentamento i papà sono una risorsa immensa. Noi donne abbiamo la tetta per placare il pianto, i papà cosa hanno? Eppure se li lasciamo soli con i bebè se la cavano. Traiamo spunto dalla loro inventiva, dal loro modo di costruire un rapporto del tutto nuovo.

Consigli di lettura:

L’IMPORTANZA DELLA FIGURA PATERNA: DAI 2 ANNI AL “PER SEMPRE”

Dai 2 anni poi iniziano i giochi!

Il rapporto con il padre è determinante in questa fase per crescere un bambino che sarà un adulto sano. Se questo rapporto viene vissuto appieno, il bambino ha la possibilità di sopportare senza gravi traumi il distacco dalla fase simbiotica con la mamma, imparando a relazionarsi in modo sereno ed equilibrato con il mondo esterno.
In questa fase di scoperta, il papà diventa il simbolo di sicurezza, sia dal punto di vista materiale, sia dal punto di vista emotivo. L’approccio di un bimbo al mondo avviene solitamente in modo cauto e piuttosto diffidente, difatti tendenzialmente si impara prima a dire ‘no’ e poi a dire ‘sì’.

Il papà diventa lo scudo fondamentale da interporre tra la paura e il pericolo percepito.

Quando la figura paterna è assente, debole o non disponibile, questo meccanismo può alterarsi, lasciando il bambino spaesato e vulnerabile in un mondo vissuto come minaccioso e più grande di lui.

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Tra i 7 e i 10 anni il padre aiuta a distinguere il bene dal male, trasmettendo i criteri di valutazione che corrispondono all’ obbedienza/disobbedienza nei suoi confronti.
Il bambino non apprende da lunghi discorsi o prediche, ma dall’esempio che le figure di riferimento gli trasmettono. Se il papà si mostra dolce, gentile il bambino imparerà a relazionarsi in questo modo. Se assiste ad urla costanti, violenza e bestemmie, sarà questo che riporterà nel mondo esterno.

Dai 10 a i 18 anni, ovvero la fase dell’adolescenza che è probabilmente la più delicata, del bimbo che si accinge ad essere un piccolo uomo, il padre deve essere sì presente ma senza giudicare i comportamenti del figlio.

È una guida che affianca senza schiacciare, che è presente senza opprimere.

Si dovranno affrontare nuove sfide, molte scelte e accettare un distacco verso l’autonomia, lasciando volare, ma essendo sempre pronti a riaccogliere.

Uno dei modi più belli di fare il papà è accettare il difficile compito di trasmettere ai figli il coraggio, la voglia di sognare e il senso della bellezza della vita. Di abbattere ogni stereotipo di genere, di liberarsi da qualsiasi tipo di schiavitù per far uscire la propria personalità nella sua pienezza.

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